Campagna vaccinale: «Rispetto per i medici di famiglia»

Ufficio stampa • 18 maggio 2021

FIMMG Veneto: «Medicina generale mortificata ed emarginata»

La FIMMG Veneto sottolinea come la campagna vaccinale anti SARS-CoV 2 nella Regione Veneto veda, sempre più, la mortificazione e l’emarginazione del ruolo dei medici di medicina generale.

Una fornitura di vaccini sempre incerta sia per tipo sia per numero di dosi e l’assenza di un sistema che permetta di gestire le agende, individuando le persone già prenotate, sono fattori che costringono il medico di medicina generale a impegnare ore del proprio tempo per individuare e per contattare i pazienti da vaccinare. Un dispendio di energie e risorse difficilmente compatibile con la nostra attività assistenziale che rende, da parte nostra, estremamente complessa e problematica la prosecuzione della campagna vaccinale.


Appare palese come la Regione Veneto abbia fatto la precisa scelta di favorire l’accesso ai grandi Hub regionali costringendo la popolazione a rivolgersi al proprio medico di medicina generale in via residuale: in un territorio come quello veneto, in parte rilevante a popolazione dispersa, questo modello non è sufficiente a incontrare i bisogni della popolazione.

La scelta della Regione Veneto di indirizzare l’accesso ai grandi Hub se, da un lato, favorisce la rapidità nel raggiungere numeri elevati e in poco tempo da parte di chi ha più accesso alle prenotazioni on line, dall'altro lascia indietro una percentuale significativa di persone in tutte le classi di età.

Dal nostro punto di osservazione segnaliamo che tendono a non vaccinarsi le persone in difficoltà per problemi di salute, per condizione sociale o familiare, residenti in territori più dispersi e naturalmente coloro che sono indecisi sulla base delle notizie inerenti le rare reazioni avverse dopo la vaccinazione.

Nonostante tutto e con grande sforzo, abnegazione e responsabilità professionale, i medici di famiglia hanno permesso di completare la vaccinazione della popolazione più a rischio, pazienti domiciliari non ambulabili, fragili, pazienti delle classi di età più avanzate che spesso hanno grosse difficoltà a raggiungere gli Hub Vaccinali.


La Medicina Generale non può essere considerata la riserva del Servizio Pubblico.

La Medicina Generale ha dimostrato che, se messa nelle condizioni di lavorare, è pronta, flessibile, capace e altamente gradita dalla popolazione.


Non è possibile continuare a coprire ruoli residuali in una fase della campagna vaccinale che impone il pieno coinvolgimento dei soggetti che hanno dimostrato con i fatti la loro prossimità alla popolazione, anche raccogliendo le sollecitazioni delle Comunità locali. Proprio per favorire l’accesso delle persone più in difficoltà, abbiamo organizzato molti Centri Vaccinali Territoriali con i Comuni, le Parrocchie, con il sostegno generoso delle Associazioni di Volontariato e della Protezione Civile, forti di un modello storico che vede nel Veneto una rete di solidarietà diffusa. Tutto questo impegno di cooperazione è stato molto apprezzato dalla popolazione.

Moltiplicare i soggetti vaccinatori al di fuori del rapporto medico paziente e del rapporto fiduciario rischia di creare caos nella gestione della Campagna vaccinale e di far saltare il modello di medicina di prossimità che ha fatto reggere, sino ad oggi, il modello di Sanità nel Veneto durante questa pandemia.


Abbiamo bisogno di forniture vaccinali certe per poter programmare le nostre agende. La Regione deve imporre alle Direzioni Generali il rispetto dell’Accordo sottoscritto. Le aziende sanitarie devono impiegare gli stessi strumenti informatici per favorire la costruzione di liste corrette delle persone da sottoporre a vaccinazione dal loro medico di medicina generale.

Alla Regione Veneto chiediamo non solo il rispetto dell’Accordo ma il rispetto verso la Medicina Generale che ha sempre dimostrato attaccamento alla popolazione e alle Istituzioni.


Il Segretario Regionale FIMMG Veneto

Maurizio Scassola

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