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Assemblea straordinaria: la sintesi

Ufficio stampa • dic 07, 2022

Gli iscritti raccontano le criticità. Scotti: «Serve un modello nuovo, il sistema non regge»

La relazione sempre più complessa con il paziente e la necessità di “educare” il cittadino nel rapporto con il proprio medico. Il carico burocratico-amministrativo – «Possibile non si possa fare proprio niente per alcuni tipi di certificazioni?» – sempre più pesante da smaltire. Un’organizzazione del lavoro, spesso disomogenea anche all'interno di una medicina di gruppo, condivisa tra tutti i colleghi. E poi ancora: maggiori tutele per la maternità; una quota associativa più bassa per i giovani, per incentivarli a partecipare alla vita sindacale; pacchetti formativi già pronti, da usare al bisogno, per il personale di studio; il divario da colmare tra la formazione offerta dalla scuola e la realtà che i colleghi alle prime armi si ritrovano ad affrontare quando entrano in un ambulatorio; le preoccupazioni per il proprio futuro.

Sono solo alcune delle suggestioni offerte dagli iscritti al segretario regionale e provinciale FIMMG Maurizio Scassola e al segretario nazionale Silvestro Scotti durante l’assemblea straordinaria di FIMMG Venezia che si è svolta al Novotel di Mestre sabato scorso, 3 dicembre 2022. Un momento di incontro per fare il punto sull'attività sindacale dell’anno, molto difficile, appena trascorso, e sui risultati raggiunti.

Il tutto alla luce della tanto attesa convocazione, finalmente arrivata, da parte della Regione Veneto delle organizzazioni sindacali per discutere del futuro della Medicina Generale – l’incontro è in programma per il 12 dicembre – e di un contesto nazionale che vede la riforma delle cure territoriali ancora al palo e la possibilità di aprire uno stato d’agitazione, già realtà in Puglia.


Il quadro regionale

«Finalmente siamo stati convocati dalla Regione – ha spiegato Maurizio Scassola aprendo i lavori e annunciando l’assenza del presidente Malek Mediati causa malanno di stagione – per riaprire le trattative e confrontarci sulla carenza dei medici e sugli obiettivi per riorganizzare la Medicina Generale. Noi abbiamo presentato le nostre proposte già a fine maggio e le abbiamo consegnate al presidente Zaia ai primi di settembre. L’assessore Lanzarin mi ha fatto sapere che quel testo è una buona base di partenza». L’incontro, poi, aprirà di fatto anche la trattativa sul nuovo Accordo Integrativo Regionale alla luce di quello nazionale, relativo al biennio 2016-2018, siglato, sempre con grave ritardo, a inizio 2022.

Tante le priorità e le criticità che affliggono la Medicina Generale passate velocemente in rassegna dal segretario provinciale e regionale:

  • il medico di famiglia non può più lavorare da solo: in Veneto sono ancora 331, il 12%, i colleghi in questa condizione su 2.776 in attività. Solo il 23% può contare sulla medicina di gruppo integrata. E allora, come previsto anche dall'ACN, «bisogna istituire forme organizzative monoprofessionali, le famose AFT, in tutto il territorio regionale e favorire le forme organizzative multiprofessionali», cioè organizzare i microteam anche e soprattutto nelle frazioni disperse. «Lavorare insieme – ha precisato il dottor Scassola – diventa oggi un principio ineludibile»;
  • creare le condizioni organizzative con cui ogni medico di famiglia abbia come riferimento personale amministrativo e infermieristico opportunamente formato;
  • il ricambio generazionale sempre più a ostacoli tra colleghi che se ne vanno in pensione ben prima dei canonici 68 anni e giovani che neanche terminano il triennio di studi, il 20% circa, o che, una volta diplomati, decidono di non fare il medico di famiglia, un altro 20%, «allettati – ha sottolineato il segretario – da altre proposte meglio remunerate, più organizzate e più protettive. Dobbiamo smettere di parlare per aneddoti e ragionare su dati reali e rendere la professione più appetibile, sgravando i colleghi dall'imponente mole burocratica, che occupa ormai l’80% del loro tempo, e con investimenti destinati al personale di studio per alleggerire i carichi di lavoro»;
  • la necessità per il medico di famiglia di crescere anche sotto l’aspetto della capacità manageriale;
  • oltre a quello per la Medicina Generale, approntare un piano strategico anche per la formazione che preveda la verifica e la revisione di tutto il percorso formativo del medico di famiglia, a partire dalla Scuola Triennale, in un contesto di sviluppo professionale continuo.


Per raggiungere gli obiettivi, allora, bisogna allargare la visione della professione, crescere nella consapevolezza che ruolo, funzioni e compiti del medico di famiglia vengono velocemente a modificarsi e crescere nella responsabilità di impresa (il medico di Medicina Generale come libero professionista, autonomo, convenzionato che lavora all'interno di una rete di imprese).

«In questo momento storico – ha concluso il dottor Scassola – il medico di Medicina Generale deve mettersi in gioco, deve investire nel proprio futuro accettando la sfida del cambiamento, collaborando con i colleghi e con le altre professioni, offrendo ai propri pazienti un’organizzazione, percorsi di cura e prestazioni omogenee su tutto il territorio regionale. Investire sulla propria qualità di vita professionale vuol dire investire sulla qualità della propria vita personale».


Le realtà locali

Una volta definito il quadro generale, la parola è passata a Stefano Rigo e a Luigi Xausa per fare il punto sui territori di loro appartenenza, rispettivamente quello dell'Ulss 3 Serenissima e dell'Ulss 4 Veneto Orientale. «Il momento è davvero molto critico per i colleghi», ha spiegato il dottor Rigo che poi ha aggiornato gli iscritti sullo status del patto aziendale, sulla fondamentale importanza della formazione, sulle ricusazioni «diventate ormai l’unico modo per educare i pazienti» e sul rinnovo dei contratti d’esercizio per le medicine di gruppo.

È partita invece dal ricambio generazionale l’analisi del dottor Xausa, riuscito a coinvolgere nell'attività sindacale un nutrito gruppo di giovani colleghi che sta crescendo e “si sente FIMMG”. «In un quadro non certo entusiasmante nella nostra azienda le cose non vanno troppo male» ha detto, sottolineando come gli iscritti FIMMG abbiano raggiunto gli obiettivi del patto aziendale in modo doppio rispetto agli altri colleghi. Tra gli aspetti negativi «l’esasperazione – ha aggiunto – dei colleghi: anche gli anziani scappano e appena possono vanno in pensione. Abbiamo già molte aree in cui i medici di famiglia hanno più di 2.000 pazienti».


Le altre FIMMG provinciali

Graditi ospiti dell’assemblea veneziana anche i segretari delle altre sezioni provinciali che hanno portato il loro saluto:

  • Domenico Crisarà, segretario di FIMMG Padova, che ha ricordato come si debba uscire «dalla mentalità della dipendenza: certe garanzie non rientrano nella libera professione» e come il rapporto con il paziente sia viziato dalla società cambiata e dalla scarsa consapevolezza della propria dignità professionale;
  • Gianpietro Stefani, segretario di FIMMG Vicenza, che ha sottolineato come la necessaria riorganizzazione dell’Assistenza Primaria potesse e dovesse arrivare anche prima, come ormai lo stress e i carichi di lavoro siano diventati insostenibili e l’importanza di trasformare anche la formazione;
  • Brunello Gorini, segretario di FIMMG Treviso, che è tornato a chiedere, sul fronte della formazione, l’istituzione di un albo docenti per alzare il livello e la qualità delle competenze e ha invocato l’aiuto di sindaci e associazioni per l’educazione sanitaria del cittadino;
  • Giulio Rigon, segretario di FIMMG Verona, che ha acceso un faro anche su altre criticità della Medicina Generale: come, ad esempio, i tempi del riconoscimento, almeno un anno e mezzo, di assegnazione di una zona carente o la formazione del personale di studio, praticamente inesistente a livello regionale.


Il quadro nazionale

«Nel ‘98 il picco di assistiti per un medico di famiglia aveva un’età media sui 30 anni. Quanto paghereste voi per avere un picco di pazienti a 30 anni? Già nel 2018 siamo saliti a 50-55 anni quando sappiamo cominciano a insorgere le prime cronicità. Immaginate la diversità di pesi… L’evoluzione della quota capitaria non è andata di pari passo all'evoluzione del carico assistenziale. Io dentro al volume posso mettere le piume o il piombo. Noi stiamo andando verso l’uranio: nessuno si augurerà mai di fare il medico delle cure primarie con un picco di assistiti tra i 75 e i 90 anni». Con questa amara, ma lucida, analisi ha aperto il suo intervento il segretario generale di FIMMG nazionale Silvestro Scotti. Dati che vanno poi messi in relazione con l’evoluzione del numero di medici in circolazione, «e secondo voi – si è chiesto – queste sono condizioni in cui si può aumentare un massimale?».

Dalle risorse che mancano – o che ci sono ma non si sa bene che fine facciano – ai modelli organizzativi da ripensare anche in vista di una professione sempre più “rosa”; dalla necessità di strutturarsi come un soggetto di impresa, per trovare soluzioni economiche e strutturali che diano più tutele, al “posto assicurato per i giovani medici di famiglia” promesso dall'assessore veneto alla Sanità Manuela Lanzarin, «che è una buona notizia: mille scelte quanto valgono insieme alla borsa di studio?»; dalla formazione del personale di studio, che può essere pagata attraverso il contributo al terzo settore, ai costi energetici, ormai elevatissimi per gli ambulatori, e non presi in considerazione, sotto forma di sostegni, dalla nuova legge di bilancio con l’annuncio di una singolare forma di protesta in programma il 15 dicembre con i medici di famiglia che visiteranno i pazienti al lume di candela; dalla perdita di dignità e ruolo professionale rispetto ai pazienti – «anche perché abbiamo preferito adeguarci a certi percorsi...» – alle soluzioni informatiche che possono semplificare di molto la burocrazia, ma «che bisogna vedere se si vogliono o non si vogliono fare»; dalla trattativa in corso sull'ACN 2019-2021, che si spera di chiudere entro la primavera, al fondo istituito appositamente dall'ENPAM per la creazione di ambulatori medici sul territorio; dalle perplessità, ancora senza risposta, legate alla creazione delle Case di Comunità alla possibilità di «uscire con una protesta solida sui fatti»… sono tante le risposte che il segretario nazionale ha cercato di dare alle criticità sollevate dagli iscritti.

«Non voglio rappresentare – ha concluso il dottor Scotti – un sindacato che ha paura, che è depresso: non la vinciamo così la partita. Non possiamo continuare a fare uno storytelling negativo. Dobbiamo rispondere con la forza e con il sorriso, con la proposta. Tirarci su le maniche. Le difficoltà sono tante, ma le affrontiamo ogni giorno con responsabilità. Dobbiamo organizzarci con un modello nuovo perché la popolazione, la società sono cambiate. Con il medico singolo, non organizzato, senza personale, senza strutture informatiche fatte su misura, sartoriali, per la Medicina Generale, il sistema non regge».


Ufficio stampa FIMMG Venezia

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